Sig. V. Seu
Ai Capogruppo Consiliari
Lo scorso anno ho visto in zona agricola e vincolata un fabbricato, che sapevo essere abusivo e sottoposto a sequestro, che era stato, a distanza di anni, quasi completato. Mi sono recato presso l’Ufficio Tecnico, dall’arch. Sevieri, a informarmi se era stata rilasciata una licenza in sanatoria, visto che attorno all’edificio non era esposto l’apposito cartello, che indica gli estremi della licenza, come previsto dalla normativa.
Alla risposta affermativa dell’architetto, facevo presente che il fabbricato non poteva essere oggetto di rilascio di sanatoria, perché non era allo stato di rustico, come previsto dalla legge, ma era stata soltanto realizzata la struttura in cemento armato.
La legge e la giurisprudenza evidenziano che un fabbricato completato soltanto nella struttura portante non può essere sanato, se non in alcuni casi particolari, che non riguardano la costruzione in oggetto.
Domanda: “In zona agricola, per una struttura non completata, per quale tipologia si rilascia una sanatoria?” Risposta: “ Per una civile abitazione, per un rimessaggio, per una stalla”. Mi chiedo: come può il tecnico chiamato ad esaminare l’istruttoria definire sia la cubatura, la tipologia della costruzione, se il rustico non è completato?
Alla mia conseguente richiesta di vedere gli atti, in orario di apertura al pubblico dell’Ufficio, l’Architetto mi ha risposto di non avere tempo per sottopormela. Questo per ben tre volte. L’ultima volta ho fatto presente all’Architetto che erano ben tre volte che mi negava la visione della pratica, che rientra in quella categoria di atti visionabili dal pubblico.
La vicenda fa nascere delle perplessità sulle modalità di rilascio delle sanatorie, a distanza di dieci anni dalla legge.
Certo che si renderà conscio della gravità del fatto, e viste le sue pubbliche dichiarazioni contro il Condono Edilizio, mi aspetto che vorrà andare a fondo di questa vicenda, per verificare se l’operato degli Uffici corrisponde alla Legge ed, eventualmente, prendere gli opportuni provvedimenti.
Un altro atteggiamento che vorrei evidenziare è quello dei Vigili Urbani.
Molti cittadini, conoscendo il mio interesse per le questioni ambientali, mi facevano presente che in zona agricola erano sorte molte case abusive. Alla mia risposta di rivolgersi ai vigili notavo un senso di sfiducia da parte loro. Mi sono allora recato io stesso presso l’Ufficio dei Vigili e conferendo con il Comandante gli rendevo note le segnalazioni dei cittadini.
Mi ha liquidato semplicemente, dicendomi di riempire un modulo in un ufficio attiguo.
Riempito il prestampato l’ho consegnato al vigile di servizio, il quale subito mi ha ripreso, perché non avevo scritto il nome di chi aveva commesso l’abuso , né tantomeno il numero civico, ma soltanto i nomi delle vie, cosicchè non si poteva dar corso alla mia richiesta di sopralluogo.
Gli ho risposto che non lavoravo all’anagrafe e che mi auguravo che le case abusive non avessero numero civico!
Una settimana dopo mi sono recato io stesso nelle vie scritte nel modulo e ho contato ben 11 cantieri, sprovvisti dell’apposito cartello, nonché case che non corrispondevano alle prescrizioni urbanistiche in zona agricola, anche relativamente al numero di piani.
Dopo due settimane ho ricevuto una telefonata dal Ten. Barbaliscia, che mi chiedeva spiegazioni sul mio esposto, e dove si doveva intervenire. Gli rilessi i nomi delle vie, nelle quali avevo chiesto l’intervento dei vigili, ma anche lui replicava che dovevo ben specificare nomi dei proprietari e i numeri civici, poichè una fantomatica circolare della Procura della Repubblica impone ai cittadini, che denunciavano l’abuso, di dover fare il nome del reo.
Gli ho risposto che le costruzioni sorgevano lungo le vie comunali e, dunque, erano ben visibili e non essendoci i noti cartelli, recanti gli estremi della licenza, era compito dei vigili, e non dei cittadini, verificare la legalità delle costruzioni, se corrispondevano o meno alla normativa urbanistica e che la repressione dell’abusivismo non è compito della Procura, ma dell’Amministrazione locale che lo esplica attraverso la polizia locale.
Questo atteggiamento induce a pensare, ma mi auguro che sia soltanto una sensazione, che si intervenga soltanto quando c’è una denuncia e non ci sia un controllo del territorio da parte di chi è chiamato istituzionalmente a questa funzione.
Spero che l’indirizzo politico dato dall’Amministrazione ai propri Uffici, viste le sue pubbliche dichiarazioni, sia per la sanatoria, che per la repressione degli abusi, specialmente quelli totali, sia improntato alla massima osservanza della legge.